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A Roma il Convegno su “longevità dei dispositivi medici e sostenibilità dei costi“

A Roma il Convegno su “longevità dei dispositivi medici e sostenibilità dei costi“

Qualità delle cure ai pazienti e contenimento dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale: la sfida quotidiana per istituzioni, imprese, operatori del settore

Si è tenuto oggi a Roma, presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, il convegno su “Longevità che genera sostenibilità”. A dibattere sul tema, esponenti delle Istituzioni politiche e sanitarie, Associazioni di pazienti, imprese, operatori del settore.

Erogare cure appropriate ed efficaci per i pazienti, con un occhio attento alla sostenibilità e al contenimento dei costi è infatti la sfida con la quale si confrontano i Servizi Sanitari di molti Paesi europei. L’innovazione tecnologica sta progressivamente sostituendo i tradizionali metodi di diagnosi e cura, con l’introduzione di dispositivi medici sempre meno invasivi e di strumentazioni in grado di fronteggiare efficacemente molte patologie. Ma a fronte della crescente domanda di assistenza e cura, in gran parte legata all’invecchiamento della popolazione e a maggiori aspettative di vita, i Servizi Sanitari europei sono sottoposti a una pressante richiesta di riduzione dei costi e contenimento della spesa.

Boston ScientificL’imperativo, per Istituzioni sanitarie, mondo delle imprese, medici, operatori del settore, è quello di trovare il punto di incontro tra sostenibilità della spesa sanitaria e appropriatezza delle cure, un impegno non di poco conto se si considera l’andamento della spesa sanitaria negli ultimi anni.

Il DEF 2016 prevede che, nel 2019, il finanziamento del SSN corrisponda al 6,5% del PIL, una soglia che non solo mina la qualità dell’assistenza, ma rischia di ridurre l’aspettativa di vita come emerso – per la prima volta – dal Rapporto OsservaSalute 2015 e dal Rapporto Istat 2016. Secondo le previsioni del DEF, nel triennio 2017-2019 il PIL crescerà, in media, del 2,8% ogni anno, mentre la spesa sanitaria aumenterà a un tasso medio annuale dell’1,5%: questo significa che da € 113,3 miliardi stimati per il 2016, la spesa sanitaria dovrebbe salire a € 114,7 miliardi nel 2017, a € 116,1 nel 2018 e a € 118,5 nel 2019. In realtà, negli ultimi anni la Sanità ha ricevuto sempre meno di quanto previsto. La Corte dei Conti ha segnalato che, in 32 mesi, da € 117,6 miliardi stimati dal DEF 2013, siamo scesi a € 116,1 nel 2014, a € 113,4 nel 2015, per arrivare, nel 2016, a un finanziamento reale di € 111 miliardi, comprensivi di € 800 milioni da destinare ai nuovi LEA (livelli essenziali di assistenza).

Fra le imprese che hanno risposto alla “chiamata alla co-responsabilità” il gruppo Boston Scientific, società internazionale ai vertici del settore biomedicale e che ha dato al convegno il proprio “supporto incondizionato”. Come ricordato dall’Amministratore Delegato Raffaele Stefanelli, Boston Scientific (nel 2015 un fatturato di 7,5 miliardi di dollari e 22 milioni di pazienti trattati con propri dispositivi), investe in Ricerca & Sviluppo il 12% del fatturato globale e ha sempre puntato su device minimamente invasivi e di lunga durata, per tutelare la salute dei pazienti e contribuire concretamente al contenimento dei costi.

Stefanelli ha sottolineato che il fattore-durata è di particolare rilevo nei dispositivi medici impiantabili destinati, per esempio, allo scompenso cardiaco (SC). Questa patologia colpisce in Europa un numero crescente di persone sia per il progressivo invecchiamento della popolazione, sia per i miglioramenti nel trattamento delle sindromi coronariche acute che registrano, in Italia, 170.000 nuovi casi ogni anno. Nel nostro paese, la prevalenza dello SC ha una incidenza intorno all’1-2%, con circa 80.000 nuovi casi per anno, e un crescente livello di cronicità. In termini economici, i costi per la gestione dei pazienti ammontano a circa € 10,4 Miliardi, di cui il 74% per ricoveri ospedalieri.

A fronte della riconosciuta efficacia, tali dispositivi (defibrillatori, pacemaker) hanno però una durata limitata, legata alle batterie che, a seguito del normale funzionamento, si esauriscono. Le strutture sanitarie devono pertanto ottemperare a due esigenze: garantire l’accesso alle migliori cure a tutti i pazienti, e assicurare continuità nei trattamenti, sostituendo i dispositivi quando le batterie sono esaurite. In termini economici e di gestione il problema è vitale: l’aumentata sopravvivenza dei pazienti (di gran lunga superiore alla durata dei dispositivi) implica che devono essere effettuate più sostituzioni per ogni singolo paziente, con costi legati all’acquisto dei nuovi dispositivi, alle complicanze infettive, ai ricoveri in terapia intensiva, alle terapie farmacologiche. Con dispositivi più longevi (durata superiore ai 7 anni, anziché i 4 anni-medi dei device standard) si consegue un risparmio stimato fra il 29% e il 34%, a seconda della tipologia di paziente.

E’ stato ricordato che alla longevità dei dispositivi guardano con favore i medici che effettuano gli impianti, ma anche milioni di pazienti. Le statistiche confermano infatti che circa il 70% dei pazienti portatori di pacemaker o defibrillatori necessita di almeno una sostituzione nel giro di 4-5 anni e il 40% di almeno due sostituzioni. Per questo, il 73% dei pazienti si preoccupa della durata del dispositivo e la ritiene la caratteristica cui porre maggiore attenzione, nella speranza di evitare o di rimandare quanto più possibile un secondo impianto.

“Boston Scientific” – ha commentato Stefanelli – “produce direttamente le proprie batterie ed esercita il controllo completo sulla efficacia e le prestazioni del dispositivo. Inoltre, sin dal 2008 ha introdotto nel mercato device con batterie che durano oltre 10 anni (8 anni per quelli destinati alla terapia di re-sincronizzazione cardiaca (CRT-D). Di fatto, i più longevi al mondo, con una proiezione di durata reale compresa tra i 9 e i 13 anni”

In conclusione è stato anche ricordato che le recenti Gare di Appalto per strumentazioni sanitarie e dispositivi medici sono state orientate “al ribasso“, puntando come parametro di scelta quasi esclusivamente sul prezzo. Una scelta che non può che riverberarsi negativamente sulla qualità delle cure erogate, che non porta risparmi oggettivi per il SSN, introducendo nel mercato prodotti e tecnologie di scarso valore e di breve durata, e che rappresenta un pericoloso disincentivo per le Imprese in termini di investimenti per lo sviluppo di nuove tecnologie. “L’auspicio di tutti” – ha concluso Stefanelli – “è che il Nuovo Codice degli Appalti rappresenti la premessa per una più corretta valutazione degli aspetti qualitativi e di innovazione, a tutela dei pazienti e dell’intero Sistema Sanitario. Qualità e sostenibilità delle cure sono l’obiettivo prioritario, e tutti devono fare la propria parte”.

Boston Scientific trasforma le vite mediante soluzioni mediche innovative che migliorano la salute dei pazienti in tutto il mondo. In qualità di azienda leader a livello mondiale nel settore della tecnologia medica da più di 35 anni, facciamo progredire la scienza per la vita offrendo un’ampia gamma di soluzioni ad alte prestazioni che soddisfano le esigenze irrisolte dei pazienti e riducono la spesa sanitaria.

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Roma, 19 dicembre 2016