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Effetto di nintedanib su biomarcatori coinvolti nel processo fibrotico in pazienti con IPF

Effetto di nintedanib su biomarcatori coinvolti nel processo fibrotico in pazienti con IPF

Studio INMARK: iniziato l’arruolamento dei pazienti nel primo studio, volto a valutare l’effetto di nintedanib su biomarcatori coinvolti nel processo fibrotico in pazienti con IPF

 

Boehringer Ingelheim annuncia che è stato arruolato il primo paziente in un nuovo studio, chiamato INMARK™, che valuterà l’effetto di nintedanib sulle variazioni di specifici biomarcatori sierici che indicano fibrosi (formazione di tessuto cicatriziale) polmonare in pazienti con Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF).

I biomarcatori sono indicatori misurabili della presenza o della gravità di una malattia, impiegati per monitorarne o prevederne l’evoluzione, in modo da poter adottare le terapie più appropriate. INMARK™ rileverà le variazioni dei valori di diversi biomarcatori di turnover della matrice extracellulare (MEC*), che hanno già dimostrato il loro valore predittivo nella progressione della malattia in pazienti con IPF. Il turnover della matrice extracellulare rientra nel normale processo di rinnovo dei tessuti, ma quando è incontrollato o eccessivo è uno dei principali attivatori dei cambiamenti strutturali che si riscontrano a livello polmonare nella IPF, e comportano progressiva formazione di tessuto cicatriziale e perdita di funzionalità polmonare.

logo_boehringer_La Fibrosi Polmonare Idiopatica è una malattia invalidante del polmone con elevato tasso di mortalità, caratterizzata da formazione di tessuto cicatriziale permanente a livello polmonare e perdita di funzionalità polmonare nel tempo. Avviare precocemente la terapia può essere fondamentale per aiutare a rallentare la progressione della malattia. Negli ultimi tempi sono stati compiuti progressi nella gestione della IPF, grazie alla disponibilità di specifici farmaci antifibrotici come nintedanib, che in tre importanti studi ha dimostrato di rallentare la progressione della malattia di circa il 50%. Tuttavia, nonostante questi progressi, c’è ancora incertezza fra i medici su quando avviare la terapia nei singoli pazienti. Ciò si deve all’imprevedibilità e alle differenze fra un paziente e l’altro nella progressione della IPF, alla carenza di biomarcatori che indichino come evolve la malattia nello specifico paziente, e che identifichino chi potrebbe rispondere meglio alla terapia.

“L’avvio di questo nuovo studio segna una tappa miliare. Lo studio è di grande rilevanza scientifica in quanto ci farà conoscere meglio la IPF e il valore del trattamento con nintedanib in pazienti con funzionalità polmonare preservata. Aspetto importante è che per la prima volta si valuta l’effetto di una terapia antifibrotica sulle variazioni di biomarcatori specifici nella IPF.” – ha commentato il Dottor Toby Maher, Specialista di Medicina Respiratoria presso il Royal Brompton Hospital di Londra, Regno Unito, e principale sperimentatore dello studio – “Poter individuare biomarcatori predittivi dell’evoluzione della malattia nei singoli pazienti consentirà ai medici di avviare precocemente la terapia adeguata per rallentare la progressione della malattia, una delle sfide più urgenti per un trattamento efficace nei pazienti con IPF”.

La diagnosi precoce di IPF è fondamentale per aiutare a gestire la malattia. Per chi soffre di questa patologia la sopravvivenza mediana una volta fatta la diagnosi è di appena 2-3 anni e questo fa capire quanto sia importante una diagnosi precoce ed accurata e il ruolo fondamentale della terapia per rallentare la progressione della malattia stessa. Nintedanib ha dimostrato di esserne capace, riducendo di circa il 50% il declino della funzionalità polmonare in un’ampia tipologia di pazienti con IPF.

“In una malattia che manifesta variabilità nella sua evoluzione, l’individuazione di biomarcatori, che possano consentire ai medici di individuare e monitorare la progressione della malattia a livello individuale e sfruttare al meglio i trattamenti nei singoli pazienti con IPF, è di fondamentale importanza. Auspichiamo che l’individuazione di questi biomarcatori, soprattutto in fase precoce della malattia, possa migliorare la cura e la gestione complessiva del paziente.” – ha dichiarato il Dottor William Mezzanotte, Responsabile dell’Area Terapeutica di Medicina Respiratoria di Boehringer Ingelheim.

INMARK™ è uno dei numerosi nuovi studi recentemente avviati da Boehringer Ingelheim per fornire alla comunità scientifica informazioni importanti sulla sicurezza e la tollerabilità di nintedanib, in associazione ad altre terapie e per diverse popolazioni di pazienti. Questo fa parte del continuo impegno di Boehringer Ingelheim nell’affrontare l’onere di studiare, a livello mondiale, le malattie fibrotiche polmonari progressive.

* La matrice extracellulare (MEC) è il reticolo di proteine e carboidrati che circondano le cellule presenti nei tessuti degli esseri viventi. Oltre a fornire sostegno strutturale alle cellule, la matrice extracellulare sostiene lo sviluppo, la crescita e la divisione delle cellule dei tessuti. Il turnover, ovvero il processo di ricambio della MEC, fa parte del fisiologico processo di rinnovo dei tessuti. La valutazione del turnover della matrice extracellulare potrebbe essere usato come biomarcatore di attività e progressione della fibrosi polmonare idiopatica.

Lo Studio INMARK™

INMARK™ valuterà l’effetto di nintedanib rispetto a placebo su variazioni di biomarcatori di turnover della matrice extracellulare in pazienti con fibrosi polmonare idiopatica (IPF). Due terzi dei pazienti riceveranno placebo per le prime 12 settimane dello studio; un terzo dei pazienti verrà trattato con nintedanib (150 mg due volte/die). Al termine delle prime 12 tutti i pazienti dello studio continueranno con nintedanib per altre 40 settimane. Questo consentirà di trattare attivamente, con il farmaco, i pazienti che prima avevano ricevuto placebo. Lo studio punta ad arruolare 350 pazienti in Australia, Asia, Europa e Nord America.

Nintedanib

Nintedanib, inibitore di tirosin-chinasi a piccola molecola sviluppato dai ricercatori di Boehringer Ingelheim, è indicato per l’impiego negli adulti come terapia della fibrosi polmonare idiopatica. Nel 2015 nintedanib è stato inserito nelle linee guida internazionali aggiornate sul trattamento della fibrosi polmonare idiopatica.

Nintedanib rallenta la progressione della malattia, riducendo di circa il 50% il deterioramento della funzionalità polmonare in una vasta popolazione di pazienti affetti da IPF, tra cui soggetti con malattia in fase precoce (minima compromissione della funzionalità polmonare, FVC >90% del predetto), fibrosi con limitate evidenze radiologiche (assenza di ispessimento interstiziale a nido d’ape o honeycombing) alla TAC toracica ad alta risoluzione (HRCT) e pazienti con enfisema. Gli effetti collaterali di nintedanib possono essere efficacemente gestiti nella maggior parte dei pazienti e l’effetto collaterale più frequentemente riferito è la diarrea.

Nintedanib ha come target i recettori del fattore di crescita che hanno dimostrato di essere coinvolti nella patogenesi della fibrosi polmonare, soprattutto inibendo il recettore del fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGFR), il recettore del fattore di crescita fibroblastico (FGFR) e il recettore del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGFR). Si ritiene che nintedanib, bloccando queste vie di passaggio dei segnali coinvolte nei processi fibrotici, rallenti il declino della funzionalità polmonare e la progressione della fibrosi polmonare idiopatica.

La Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF)

La IPF è una patologia respiratoria debilitante dall’esito infausto, con alta mortalità, che colpisce ben 3 milioni di persone nel mondo. L’evoluzione della IPF è variabile ed imprevedibile, ma con il passare del tempo la funzionalità polmonare di chi ne è colpito si deteriora progressivamente e in maniera irreversibile.

La malattia causa formazione di tessuto cicatriziale permanente – ovvero fibrosi – a livello polmonare, con conseguenti difficoltà respiratorie e diminuzione della quantità di ossigeno che i polmoni riescono a inviare agli organi importanti dell’organismo. Infatti, con il passare del tempo, a mano a mano che il tessuto cicatriziale si accumula e ispessisce, i polmoni perdono la capacità di prendere ossigeno e di metterlo in circolo. Di conseguenza, chi è colpito da IPF manifesta dispnea, tosse non produttiva e, spesso, ha difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane.

E’ importante che la malattia venga individuata e diagnosticata in fase precoce, ma non è facile arrivare alla diagnosi. Il tempo che intercorre tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi di IPF è infatti, in media, di uno-due anni. Il tempo mediano di sopravvivenza dalla diagnosi è di appena 2-3 anni e questo sottolinea l’importanza di arrivare presto a una diagnosi precisa e il ruolo vitale delle terapie che aiutano a rallentare la progressione della malattia.

Il Gruppo Boehringer Ingelheim è una delle prime 20 aziende farmaceutiche del mondo. Il gruppo ha sede a Ingelheim, Germania, e opera a livello globale con 145 affiliate e circa 47.500 dipendenti. Fondata nel 1885, l’azienda a proprietà familiare si dedica a ricerca, sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti innovativi dall’elevato valore terapeutico nel campo della medicina e della veterinaria. Operare in maniera socialmente responsabile è un punto centrale della cultura e dell’impegno di Boehringer Ingelheim. La partecipazione a progetti sociali in tutto il mondo, quali ad esempio l’iniziativa “Making more Health”, e l’attenzione per i propri dipendenti sono parte di questo impegno di responsabilità sociale, così come lo sono il rispetto, le pari opportunità e la conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia che costituiscono le fondamenta della mutua collaborazione fra l’azienda e i suoi dipendenti, e l’attenzione all’ambiente, alla sua tutela e sostenibilità, che sono sottese in ogni attività che Boehringer Ingelheim intraprende. Nel 2015, Boehringer Ingelheim ha registrato un fatturato netto di circa 14,8 miliardi di euro e investimenti in ricerca e sviluppo pari al 20,3 percento del suo fatturato netto.

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Ingelheim, Germania, 30 giugno, 2016