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ASCO,Chicago - melanoma: più diffuso tra i giovani, ma aumentato il livello di sopravvivenza

ASCO,Chicago – melanoma: più diffuso tra i giovani, ma aumentato il livello di sopravvivenza

Dal Congresso Annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) in corso a Chicago (1-6 giugno) Pierre Fabre e il suo partner Array BioPharma annunciano ulteriori risultati di sopravvivenza globale mediana con encorafenib e binimetinib in pazienti con melanoma BRAF-mutato avanzato

Pierre Fabre e il suo partner Array BioPharma Inc. hanno annunciato ieri i risultati dello studio COLUMBUS di Fase 3 nel melanoma BRAF-mutato avanzato.

Questi risultati hanno dimostrato una sopravvivenza globale mediana (median overall survival, mOS) di 33,6 mesi in pazienti trattati con l’associazione di encorafenib e binimetinib rispetto a 16,9 mesi in pazienti in trattamento con vemurafenib in monoterapia. Il trattamento con encorafenib e binimetinib in associazione ha ridotto il rischio di morte rispetto a vemurafenib in monoterapia (hazard ratio [HR] di 0,61 [95% IC: 0,47–0,79], p<0,0001]. L’efficacia di vemurafenib osservata nel braccio di controllo è risultata inoltre coerente con i dati storici offrendo una ulteriore validazione della popolazione di pazienti e dei risultati osservati nello studio COLUMBUS1,2 Inoltre l’OS a due anni con la terapia di combinazione era del 58%.

Questi risultati sono stati resi noti nel corso della presentazione orale al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) in corso a Chicago, Illinois, e sono stati selezionati per il programma “Best of ASCO”.

I dati dimostrano un impiego limitato dell’immunoterapia dopo lo studio, e sono pertanto coerenti con altri studi pivotal sugli inibitori di BRAF e MEK nel melanoma BRAF-mutato avanzato.1,3 “Questi dati indicano che, indipendentemente dal gruppo di trattamento, nel successivo impiego dell’immunoterapia era simile, e che pertanto è improbabile che i trattamenti utilizzati dopo lo studio abbiano contribuito ai risultati di OS osservati” – ha affermato il Prof. Reinhard Dummer dell’Università di Zurigo, autore principale e Vicepresidente del Dipartimento di Dermatologia dell’Ospedale Universitario di Zurigo, Svizzera – “Siamo lieti di presentare all’ASCO questi dati, che confermano le precedenti analisi dei dati dello studio COLUMBUS e rafforzano ulteriormente la nostra convinzione che encorafenib e binimetinib possano rappresentare una nuova promettente opzione terapeutica per i pazienti con melanoma BRAF-mutato avanzato.”

Inoltre, i risultati di sopravvivenza mediana libera da progressione (mPFS) dei pazienti in trattamento con l’associazione di encorafenib e binimetinib sono rimasti coerenti con quanto precedentemente dimostrato: 14,9 mesi contro 7,3 mesi per i pazienti trattati con vemurafenib (HR=0,51 [95% IC 0,39–0,67]; p<0.0001).

“Si tratta di una target therapy di nuova generazione, con un profilo farmaco dinamico più favorevole rispetto alle altre combinazioni – precisa Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli – e che associa agli ottimi risultati di efficacia un profilo di sicurezza migliore: meno febbre e meno fotosensibilità”.

Come precedentemente comunicato, l’associazione di encorafenib e binimetinib è generalmente ben tollerata. Gli eventi avversi (EA) di grado 3-4 comparsi in più del 5% dei pazienti in trattamento con l’associazione sono stati un aumento della gamma-glutamiltransferasi (GGT; 9%), un aumento della creatina fosfochinasi (CK; 7%) e ipertensione (6%).

Nei pazienti in trattamento con l’associazione di encorafenib e binimetinib l’incidenza di EA d’interesse particolare, di qualsiasi grado, definita in base alle tossicità normalmente associate ai trattamenti inibitori di BRAF+MEK disponibili in commercio, ha incluso: rash (22%), retinopatia sierosa con distacco dell’epitelio pigmentato della retina (20%), piressia (18%) e fotosensibilità (5%). I risultati integrali della Parte 1 dello studio COLUMBUS sono stati pubblicati su The Lancet Oncology.

Il melanoma
Il melanoma metastatico è il tipo di tumore della pelle più aggressivo e con prognosi infausta, associato a bassi tassi di sopravvivenza. [1, 2]. Ci sono circa 200,000 nuovi casi di melanoma diagnosticati in tutto il mondo ogni anno, la metà dei quali circa presenta mutazioni BRAF, un bersaglio chiave nel trattamento del melanoma metastatico [1, 3, 4]

Lo studio COLUMBUS
Lo studio COLUMBUS (NCT01909453) è uno studio internazionale, randomizzato, di Fase 3, in aperto, suddiviso in due parti che valuta l’efficacia e la sicurezza dell’associazione di encorafenib e binimetinib verso vemurafenib in monoterapia o encorafenib in monoterapia in 921 pazienti affetti da melanoma localmente avanzato non operabile o metastatico con mutazione BRAFV600.
Sono stati ammessi allo studio pazienti precedentemente trattati con immunoterapia. Hanno partecipato allo studio oltre 200 centri tra Nord America, Europa, Sud America, Africa, Asia e Australia.

I pazienti sono stati randomizzati in due Parti: Nella Parte 1, 577 pazienti sono stati randomizzati 1:1:1 a ricevere l’associazione di encorafenib 450 mg una volta al giorno e binimetinib 45 mg due volte al giorno (COMBO450), encorafenib 300 mg una volta al giorno (ENCO 300) o vemurafenib 960 mg due volte al giorno in monoterapia. La dose di encorafenib nel braccio di combinazione è stata del 50% superiore rispetto alla dose massima tollerata di 300 mg in monoterapia.

È stato possibile utilizzare una dose più alta di encorafenib grazie alla migliore tollerabilità quando somministrato in associazione a binimetinib. L’endpoint primario dello studio COLUMBUS è il confronto della sopravvivenza libera da progressione mediana (mPFS) tra COMBO450 e vemurafenib. La mPFS è determinata in base alla valutazione del tumore (Criteri RECIST versione 1.1) eseguita mediante revisione centralizzata indipendente in cieco (BICR). Gli endpoints secondari includono il confronto tra la mPFS di ENCO300 e quella di COMBO450 e il confronto tra l’OS di COMBO450 e quella del solo vemurafenib.

I risultati della Parte 1 dello studio COLUMBUS pubblicati quest’anno su The Lancet Oncology (online a Marzo 2018, stampato a Maggio 2018), hanno dimostrato che la mPFS nel braccio COMBO450 è più che raddoppiata nei pazienti con melanoma avanzato positivo alla mutazione BRAF, con una mPFS di 14.9 mesi rispetto ai 7.3 mesi osservati con vemurafenib (HR 0.54, [95% IC 0.41-0.71], P <0.001). Nel confronto secondario della mPFS di COMBO450 verso ENCO300, ENCO300 ha dimostrato una mPFS di 9.6 mesi (HR 0.75, [IC 95% 0.56-1.00], p = 0.051).

Nella Parte 2, 344 pazienti sono stati randomizzati 3:1 per il trattamento con encorafenib 300 mg una volta al giorno più binimetinib 45 mg due volte al giorno (COMBO300) o ENCO300 una volta
al giorno. La Parte 2 è stata disegnata per fornire ulteriori dati per la valutazione del contributo apportato da binimetinib all’associazione di encorafenib e binimetinib. Poiché il confronto, nella Parte 1 dello studio, dell’endpoint secondario rappresentato dalla mPFS del braccio COMBO450 e del braccio ENCO 300 non ha raggiunto la significatività statistica, l’analisi pianificata dell’OS è descrittiva.

Informazioni su Encorafenib e Binimetinib
BRAF e MEK sono protein-chinasi chiave nella via di trasmissione del segnale delle MAPK (RAS-RAFMEK- ERK). La ricerca ha dimostrato che questa via regola diverse attività cellulari chiave, tra cui la proliferazione, la differenziazione, la sopravvivenza e l’angiogenesi. È stato dimostrato che in molti tumori, tra cui il melanoma e il cancro del colon-retto, si verifica un’attivazione inappropriata delle proteine in questa via. Encorafenib e binimetinib sono piccole molecole inibitorie rispettivamente di BRAF e MEK ed entrambe hanno come target gli enzimi chiave di questa via. Encorafenib e binimetinib sono oggetto di studio in trials clinici in pazienti con tumore avanzato, inclusi gli studi di Fase 3 COLUMBUS e BEACON CRC.

Pierre Fabre ha i diritti esclusivi di commercializzazione di encorafenib e binimetinib in Europa, Asia, America Latina e Australia, mentre Array BioPharma, partner di Pierre Fabre nel processo di sviluppo, ha i diritti esclusivi negli Stati Uniti e in Canada e ha concesso a Ono Pharmaceutical i diritti esclusivi di commercializzazione di entrambi i prodotti in Giappone e Corea del Sud. Encorafenib e binimetinib sono farmaci sperimentali e non sono attualmente approvati in nessun paese.

Riferimenti
[1] Melanoma Skin Cancer. American Cancer Society. Disponibile in: https://www.cancer.org/cancer/melanoma-skin-cancer.html. Accesso Maggio 2018.
[2] A Snapshot of Melanoma. National Cancer Institute. Disponibile in: https://seer.cancer.gov/statfacts/html/melan.html. Accesso Maggio 2018.
[3] Globocan 2012: Estimated Cancer Incidence, Mortality and Prevalence Worldwide in 2012. http://globocan.iarc.fr/Pages/fact_sheets_population.aspx. Accesso Maggio 2018.
[4] Klein O, et al. Eur J Cancer, 2013.

Pierre Fabre – Operante in diversi segmenti d’attività che coprono l’intero ambito della salute, dai farmaci da prescrizione ai prodotti da banco e ai trattamenti dermocosmetici, Pierre Fabre è il secondo più grande laboratorio di dermocosmesi al mondo, il secondo gruppo farmaceutico privato francese e il leader di mercato in Francia per i prodotti da banco venduti in farmacia. Il suo portfolio comprende diversi marchi e franchise globali tra cui Eau Thermale Avène, Klorane, Ducray, René Furterer, A-Derma, Galénic, Elancyl, Naturactive, Pierre Fabre Health Care, Pierre Fabre Oral Care, Pierre Fabre Dermatologie e Pierre Fabre Oncologie. Nel 2017, Pierre Fabre ha generato ricavi per 2.318 milioni di euro, di cui il 62% provenienti dall’attività internazionale e il 61% dalla divisione dermocosmetica. Pierre Fabre, la cui sede è storicamente ubicata nel sud-ovest della Francia, conta più di 13.500 dipendenti in tutto il mondo, è presente con le sue filiali e uffici in 47 paesi e distribuisce i suoi prodotti in oltre 130 paesi. Nel 2017, Pierre Fabre ha investito circa 175 milioni di euro in ricerca e sviluppo, suddivisi tra oncologia, sistema nervoso centrale, consumer health care, dermatologia e dermocosmesi. Pierre Fabre è per l’86% di proprietà della Fondazione Pierre Fabre, una fondazione di interesse pubblico riconosciuta a livello governativo, e in secondo luogo dei propri dipendenti attraverso un piano di azionariato internazionale per i dipendenti. Il gruppo indipendente francese di certificazione AFNOR ha certificato Pierre Fabre per la sua politica di responsabilità sociale d’impresa a livello “esemplare”, secondo lo standard ISO 26000 per la RSI.

Chicago, 5 giugno 2018