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BPCO: nuovi modelli di presa in carico e terapie di associazione per vincere la sfida della mancata aderenza

BPCO: nuovi modelli di presa in carico e terapie di associazione per vincere la sfida della mancata aderenza

In Italia sono 3,5 milioni le persone che convivono con la BPCO, una patologia respiratoria caratterizzata dalla progressiva riduzione della funzionalità polmonare

 

Un paziente su tre con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) non aderisce alla prescrizione medica [1], complici, tra gli altri, la necessità di assumere quotidianamente più farmaci e la difficoltà ad usare in maniera corretta diversi device (erogatori). L’aderenza resta bassa anche dopo gli episodi di riacutizzazione, con una riduzione della sopravvivenza a cinque anni dal ricovero. Per superare questa criticità sono auspicabili l’adozione di modelli di presa in carico del paziente che si basano sulla gestione integrata delle strutture cliniche e l’impiego di terapie di associazione, somministrate con un unico inalatore: anche di questo si parlerà alla prima edizione di Pneumo Camp, realizzato con il contributo scientifico di SDA Bocconi e il supporto incondizionato di Chiesi Italia, la filiale italiana del Gruppo Chiesi, che riunirà 80 specialisti di malattie respiratorie per fare il punto sullo stato e le nuove frontiere del trattamento della BPCO, e mettere a confronto i diversi modelli organizzativi regionali. L’incontro sarà ospitato, il 18 e il 19 maggio a Limestre (PT), al Campus di Dynamo Academy, importante realtà italiana nell’ambito del sociale.

In Italia sono 3,5 milioni [2] le persone che convivono con la BPCO, una patologia respiratoria caratterizzata dalla progressiva riduzione della funzionalità polmonare. Una condizione che “toglie il fiato” e con un notevole impatto sulle capacità del paziente di svolgere le normali attività quotidiane.

“La mancata aderenza resta un problema rilevante per il raggiungimento dell’efficacia terapeutica che, nel corso dei trial clinici, viene valutata considerando una compliance dell’80-90%. La mancata aderenza comporta un peggioramento dello stato di salute del paziente, l’aumento del rischio di riacutizzazioni e un maggior ricorso al ricovero in ospedale”, spiega Fulvio Braido, Professore associato in Malattie Respiratorie, Università degli Studi di Genova. “La strategia farmacologica che si persegue – continua – è quella di garantire l’efficacia terapeutica semplificando i trattamenti, grazie alla possibilità di associare più farmaci in un unico strumento di somministrazione. Il beneficio per i pazienti è un miglior controllo della sintomatologia e la prevenzione delle riacutizzazioni, improvvisi aggravamenti dei sintomi che aumentano il rischio di mortalità”.

Oltre alla gestione della terapia, il paziente con BPCO si confronta con un percorso di cura impegnativo e la necessità di controlli costanti, spesso anche a suo carico. Un passo avanti è stato fatto con i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), che prevedono l’esenzione dal ticket sugli esami di specialistica ambulatoriale per la prevenzione delle complicanze. Anche il Piano Cronicità sottolinea l’importanza di prevenire le riacutizzazioni e la progressione della malattia attraverso una gestione attiva e continuativa del paziente.

“La parola chiave è appropriatezza, non soltanto terapeutica ma anche organizzativa, cruciale ai fini dell’ottimizzazione del percorso di cura nel lungo periodo e dell’efficientamento nell’utilizzo delle risorse sanitarie”, commenta Pierachille Santus, Professore di Malattie respiratorie all’Università degli studi di Milano e Direttore UOC di Pneumologia, Ospedale Sacco, ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano. “In regione Lombardia – continua – la riforma della cronicità dello scorso anno ha introdotto un nuovo modello di presa in carico nella cronicità, basato sulla scelta da parte dell’assistito di un “gestore” e sulla redazione del Piano Assistenziale Individuale, con il quale vengono programmati tutti gli interventi sociosanitari necessari ad un miglior controllo della malattia, garantendo così cure più appropriate e controlli più puntuali. Siamo nella prima fase di implementazione e la buona riuscita dipenderà dalla capacità di coordinamento dei diversi attori che hanno aderito al progetto”.

“Con Pneumo Camp, il sostegno alla formazione degli specialisti si unisce al nostro impegno di responsabilità sociale a supporto delle attività di Dynamo Camp, prestigiosa realtà Onlus impegnata nella promozione di programmi di Terapia Ricreativa, rivolti a bambini e ragazzi con patologie gravi o croniche”, dichiara Raffaello Innocenti, Direttore Generale di Chiesi Italia, la filiale italiana del Gruppo Chiesi. “L’attenzione che rivolgiamo al sociale – continua – è parte integrante della nostra cultura aziendale e della nostra mission che ci vede da sempre impegnati nel migliorare la qualità di vita dei pazienti”.

Riferimenti bibliografici
[1] Dati Rapporto OSMED 2014 http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Rapporto_OsMed_2014_0.pdf
[2] Manifesto sulla BPCO – Verso una gestione ottimale della patologia. Febbraio 2018
http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato6960246.pdf

Chiesi Italia è la filiale italiana del Gruppo Chiesi, con sede a Parma e un profilo commerciale. Il suo maggior impegno è rivolto alle attività di informazione medico scientifica e commercializzazione dei prodotti Chiesi sul territorio italiano. Per ulteriori informazioni, vi invitiamo a visitare il sito 

Il Gruppo Chiesi. L’azienda, nata a Parma (Italia) nel 1935, è oggi un gruppo internazionale orientato alla ricerca, con oltre 80 anni di esperienza. Chiesi ricerca, sviluppa e commercializza farmaci innovativi nelle aree terapeutiche respiratoria, neonatologica, malattie rare e medicina specialistica. Il Centro Ricerche di Parma, i laboratori di Parigi (Francia), Cary (USA), Chippenham e Oxford (UK) e il team di R&S della sussidiaria Zymenex (Svezia e Danimarca) collaborano ai programmi preclinici, clinici e registrativi del Gruppo. Per ulteriori informazioni, vi invitiamo a visitare il sito 

Parma, 18 maggio 2018